Colore e calore di Raksha Bandhana
Rakhi alla mano … Sorelle, fratelli siete pronti per celebrare anche quest’anno il raksha bandhana?
“Raksha” significa “protezione” e “bandhana” “legame”; la festività del raksha bandhana celebra, infatti, il legame sacro tra fratelli e sorelle, con lo scopo di rinsaldarne l’affetto e di rinnovarsi annualmente la promessa di proteggersi vicendevolmente dai turbamenti sia esterni sia interni, generati dalle cattive tendenze.
In questo giorno, la tradizione vuole che le sorelle leghino al polso dei fratelli un filo sacro, la rakhi. A questa gestualità si accompagnano rituali, preghiere a Dio e festeggiamenti.
Lo sguardo si volge alle notti agostane laddove il cielo come una tela dipinta, dal più abile dei pittori, dischiude varchi verso scenari infiniti di universi sconosciuti, in cui la mente si riscopre rapita; è richiamata solo dallo sfavillio danzante delle stelle cadenti che, con eleganza e ritmo, tracciano traiettorie esatte fino a scomparire per sempre.
Quest’anno, solo pochi giorni dopo l’attesissima, da molti, notte di San Lorenzo, quest’opera d’arte della natura diviene ancora più perfetta con la Luna che si mostra piena.
Ed è proprio in questa cornice di naturale splendore ed esattamente nel giorno di Shravana Purnima, che cade la ricorrenza antichissima del Raksha bandhana.
Insomma, la festa del raksha bandhana rispecchia i colori e il calore dell’estate: ne ricorda i colori per la gaiezza e l’entusiasmo che tutti vivono comunitariamente; il calore tramite i sentimenti di amore, solidarietà e complicità che gli interessati rivivificano gli uni con gli altri.
Conosciuta come raksha o rakhi bandhana, questa è soprattutto una festività dell’India del Nord; tuttavia, è diffusa e celebrata in tutti gli Stati dell’India, così come nel resto del mondo. Tale è la sua popolarità da essere seguita anche da appartenenti ad altre religioni come, per esempio, i jainisti e persino dai non religiosi, o, ancora, tra chi non è parente di sangue.
Mosso proprio da tale spirito unificante, lo stesso Rabindranath Tagore inserì la festività del Rakhi mahotsava nel calendario della sua scuola Shantiniketan. Durante questa ricorrenza, invitava le persone a riunirsi per promuovere il sentimento di fraternità e armonia.
Il Significato e l’antichità del Raksha-bandhana
All’origine quest’usanza di legare un filo sacro al polso, come forma di protezione, non era una prerogativa esclusiva della sorella verso il fratello, bensì coinvolgeva anche la moglie verso il marito e la figlia verso il padre.
Nella storia dell’India il primo riferimento a questo rituale sembra risalire al 300 a.C., durante l’invasione dell’India a opera dell’imperatore Alessandro Magno che si trovò a fronteggiare il potente re Poro. Si narra che la moglie di Alessandro, venuta a conoscenza dell’usanza del raksha bandhana, si presentò al re Poro il quale rimase colpito dall’iniziativa della regina e così l’accolse come sua sorella. Fu così che quando il re Poro, sul campo di battaglia, s’imbatté in Alessandro, lo risparmiò.
Un altro esempio nella storia riguarda la giovane vedova del re di Chittor, la regina Karnavati e l’imperatore Humayun, durante il lungo periodo di lotte tra i sovrani rajput e gli invasori musulmani.
Quando la regina Karnavati si vide minacciata dall’avanzata delle truppe del Sultano del Gujarat, Bahadur Shah, inviò una rakhi all’imperatore Humayun. Questi, colpito dal dono, non esitò a mandare il suo esercito in suo aiuto.
D’altro canto, questo tipo di gestualità è proprio anche dei sacerdoti, brahmani, che solitamente pongono questo sacro filo al polso di coloro che ne richiedono la benedizione o lo indossano loro stessi prima del rituale, come forma di protezione dalle influenze negative.
Il legame con i sacerdoti è, inoltre, duplice. Infatti il raksha bandhana, soprattutto nell’India del Sud, è spesso associato al momento annuale in cui i giovani brahmani cambiano il loro cordone sacro, l’upavitra.
È evidente quindi che lungi dall’essere solo una festività famigliare, il raksha bandhana porta con sé significati ben più ampi.
Esemplare a questo proposito l’affermazione delle Scritture ‘Papa Todak, Punya Pradayak Parva’ ossia il raksha bandhana è “ciò che rimuove tutti gli errori e porta i migliori meriti”.
La celebrazione di questa festa si trasforma quindi in un’opportunità per prendere consapevolezza dei propri errori e cercare di essere persone migliori, cercando di far emergere le qualità etiche e spirituali, favorendo di concerto i sentimenti di pacifica convivenza tra la gente.
Quest’attitudine al bene è incentivata inoltre dalla devozione al Signore, anche attraverso il racconto di miti e storie tratti dalle Scritture legati a questa festività.
La storia di Krishna e Draupadi
Si racconta che un tempo il Signore Krishna, mentre stava combattendo contro il re Shishupal per liberare la popolazione dalle terribili angherie di questo, fu ferito a un polso. Fu allora che Draupadi, vedendo l’accaduto, strappò un lembo di stoffa dalla sua sari e lo avvolse intorno al polso del Signore, bloccando la fuoriuscita del sangue.
Da quel momento Egli si sentì legato a lei da un amore fraterno e le promise che le sarebbe stato sempre accanto nei momenti difficili e che l’avrebbe protetta. L’occasione per dimostrare quanto detto si verificò quando i fratelli pandava persero tutto al gioco dei dadi e lei si ritrovò preda della scelleratezza di Duryodhana e dei suoi fratelli che le volevano sfilare le vesti. In quel momento, il Signore Krishna fece in modo che la sari non terminasse mai, cosicché lei restasse sempre coperta.
Il mito del demone Bali e del Dio Vishnu
Il demone Mahabali era un fervente devoto del Dio Vishnu, a un punto tale che il Signore, colpito da questa sua grande dedizione, decise di lasciare il regno del Vaikunta per dimorare con lui.
Però la sua consorte Lakshmi, soffrendo per la separazione da Vishnu, assunse le sembianze di una brahmana e si recò alla corte del demone chiedendo rifugio.
Quando giunse il momento della Shravana-purnima, Ella mise al polso di Bali un filo sacro, la rakhi, in segno di protezione; dopodiché gli rivelò la sua vera identità. Colpito immensamente dall’affetto dimostrato sia dal Signore Vishnu sia dalla Dea Lakshmi, Bali pregò Vishnu di fare ritorno con la sua Consorte al Vaikunta. In ricordo di questo episodio, il giorno di Raksha bandhana è anche conosciuto come “Baleva”, in onore della devozione che Bali dimostrò verso il Signore.
Rituali e celebrazioni
Il giorno della celebrazione comincia con il sorgere del sole, con un bagno rituale simbolo di purificazione della mente, del corpo e delle emozioni. Solo allora iniziano i preparativi veri e propri in cui la sorella prepara il piatto, thali, per la puja, con tutti gli ingredienti richiesti per l’offerta: fiori, frutta, dolci, incensi, lumini, la rakhi e il tilak, e altro.
Dopo aver eseguito l’atto di adorazione a Dio, la sorella compie l’arthi al fratello, pone sulla sua fronte il tilak – pasta di sandalo e curcuma – e lega al polso del fratello il filo sacro mentre recita un mantra in cui si invoca la protezione, la felicità e la prosperità.
In cambio, il fratello promette solennemente di prendersi cura della sorella e di proteggerla sempre dal male.
Seppure i rituali, gli usi e le tradizioni legate al raksha bandhana siano rimasti gli stessi nel corso dei secoli, le forme di celebrazione sono state adattate alla contemporaneità.
Un aspetto curioso questo, nonché sintomatico del carattere proprio dell’induismo di adattarsi alle trasformazioni storiche e sociali, pur mantenendo viva una forte coscienza identitaria.
Già un mese prima dello scadere della data, soprattutto in India, tutti i negozi sfoggiano rakhi variopinte ed estrose; da quelle fatte di semplici fili di cotone a braccialetti coloratissimi decorati con piccoli nodi, con semi, amuleti e altro.
A questi si aggiungono gli articoli regalo che i fratelli e le sorelle si scambiano.
Senza dimenticare, poi, i dolci succulenti! Infatti, dopo aver celebrato tutti i rituali, i componenti della famiglia, riunitisi per l’occasione, consumano insieme dolci e pietanze prelibate; si scambiano i doni e trascorrono del tempo danzando, accompagnati dalla musica. In questi attimi si ricordano anche i cari che, per motivi vari, sono lontani e non si sono potuti unire alla festa.
L’adattamento ai tempi di oggi, a cui si accennava sopra, si evidenzia anche nella possibilità di comunicarsi la vicinanza e l’emozione di questa giornata anche tramite mezzi moderni come lo scambio di email, inviandosi delle cartoline di auguri o tramite internet.
In alcune zone dell’India vi è l’usanza di disegnare delle figure sulle pareti delle case a cui si offre simbolicamente la puja. Le impronte delle mani sono disegnate all’ingresso e, come parte del rituale, si legano ai polsi delle rakhi.
Conclusioni
I fatti grigi e demoralizzanti della cronaca di questi tempi mostrano, con sempre prepotente incisività, la vivida necessità di riscoprire e rafforzare i sentimenti di pace e fiducia non solo tra parenti, ma anche tra i popoli!
Nelle Upanishad si legge: “ Il mondo è un’unica grande famiglia – Vasudeva kutumbakam”. Ebbene, ispirandoci a questo insegnamento, non confiniamo questa festività ai soli legami di sangue, estendiamola bensì all’intera famiglia umana: ai vicini, agli amici e perfino ai nemici, a tutti.
Concludiamo perciò con un augurio e con l’esortazione a vivere questo nuovo raksha bandhana 2016 animati dalla preghiera che ognuno possa legare al polso dell’altro il sacro filo del rispetto e dell’amore.
Felice e sereno Raksha bandhana a tutte le sorelle e i fratelli dell’umanità!